Programma

27 Giugno 2023 alle 11:00

Corpo a corpo. Operatori e marionette a confronto tra Opera dei pupi e Bunraku

Matteo Casari

Matteo Casari

Docente di Discipline dello Spettacolo

Università degli Studi di Bologna

Matteo Casari è professore Associato all’Università di Bologna dove insegna Teatri in Asia (Laurea Magistrale in Musica e Teatro) e Culture performative dell’Asia (DAMS). Si occupa prevalentemente di tradizioni teatrali asiatiche, in particolari del Giappone dove ha condotto alcune ricerche sul campo. È autore di varie pubblicazioni tra monografie, curatele e saggi e ha partecipato a numerosi convegni nazionali e internazionali. È direttore scientifico della rivista “Antropologia e Teatro” e coordina il gruppo di ricerca interdisciplinare Performing robots (Università di Bologna).

Contact

Email: matteo.casari@unibo.it

Rosario Perricone

Rosario Perricone

Docente di Antropologia Cultura e Direttore del Museo Internazionale delle Marionette "Antonio Pasqualino"

Accademia di Belle Arti di Palermo

Rosario Perricone è docente di Antropologia culturale e Museologia e allestimenti museografici presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo ed è cultore della materia “Storia delle tradizioni popolari” presso l’Università di Palermo. È Direttore del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo e della Fondazione Ignazio Buttitta. È Presidente dell’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari e Segretario Generale dell’Associazione Folkstudio di Palermo. Dal 1993 a oggi ha effettuato numerosi rilevamenti sul terreno con mezzi audio-visivi. Le sue indagini hanno specialmente riguardato le consuetudini associate al ciclo della vita, le feste religiose e le performance rituali nella tradizione popolare siciliana. Su questi temi ha curato diversi volumi e documentari. Tra le pubblicazioni recenti: Oralità dell’immagine (Palermo, 2018). È direttore responsabile di Etnografie Sonore / Sound Ethnographies.

L’Opera dei pupi e il bunraku, il genere di teatro di figura più noto e rappresentativo del Giappone, sono irriducibilmente altri. Si fondano, infatti, su presupposti estetici, tecnici e di fruizione diversi. Al di là delle differenze formali, della lontananza storica e geografica, però, la loro lettura in parallelo consente di cogliere analogie significative sul piano delle finalità teatrali. L’incontro si concentrerà principalmente, dopo aver fornito le coordinate storico-estetiche dei due linguaggi scenici, sulla peculiare compresenza di organico e inorganico, di umano e artificiale che si determina nel rapporto tra operatori e marionette. In questo corpo a corpo, in questa danza a volte mostrata al pubblico altre tenuta celata, risiede uno dei fattori determinanti che fanno di questi teatri espressioni altissime di bellezza ed emozione. 

20 Ottobre 2023 alle 15:00

Ciò di cui non si può parlare, si può trasmettere altrimenti. Le trasformazioni della scrittura nell’era digitale.

Giacomo Pezzano

Giacomo Pezzano

Docente di Filosofia Morale

Università degli Studi di Torino

Giacomo Pezzano (PhD) è ricercatore in Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino. Con i progetti di ricerca “Philographics. How To do Concepts with Images” e “GraPhil. New Habits in Mind” (programma EU H2020) sta attualmente indagando i modi in cui i media e le tecnologie digitali possono riconfigurare gli abiti del pensiero, con particolare attenzione alla possibile trasformazione della produzione e trasmissione della conoscenza filosofica. Tra le attività in corso c’è anche la realizzazione di un graphic essay filosofico in collaborazione con la Scuola Internazionale di Comics di Torino. I suoi ultimi libri sono: “Ereditare. Il filo che unisce e separa le generazioni” (2020), “4 minuti. Filosofia per i tempi che corrono” (2022), “Pensare la realtà nell’era digitale. Una prospettiva filosofica” (2023) e “D1git4l-m3nte. Antropologia filosofica e umanità digitale” (2024).

Contact

Email: giacomo.pezzano@unito.it

Una delle prime cose che si impara sulla storia è che essa comincerebbe con la scrittura: grazie a essa, gli esseri umani prenderebbero pienamente parte a quel processo di conservazione e trasmissione dei significati che chiamiamo cultura. Finora, come discuterò, scrivere ha significato fondamentalmente registrare e condividere parole, ma questo assunto oggi ha cominciato a smettere di essere valido: non solo in chiave teorica, com’è per esempio ben chiaro a quei semiotici che – comunque a differenza dei filosofi – hanno saputo prendere sul serio la dimensione plurale del segno, ma anche e soprattutto in senso pratico-antropologico. Infatti, una delle conseguenze della rivoluzione digitale o dell’informazione è che il tradizionale primato quotidiano delle parole nei commerci semiotici e delle tecnologie della parola nel mercato mediatico viene prepotentemente scalzato dalle immagini e dalle tecnologie dell’immagine. Chiarendo i contorni di simile scenario, il mio intervento intende svilupparne alcune implicazioni decisive, affrontando di petto una serie di interrogativi, tra cui soprattutto: quali sono le trasformazioni a cui la nostra pratica e la nostra concezione di scrittura stanno andando incontro? In che modo il cambiamento della stoffa fondamentale del patrimonio culturale e semantico in chiave “immaginale” potrà ridefinire gli stessi contorni di che cosa significa pensare? Perché prendere sul serio questi fenomeni può permettere anche di riconoscere e affrontare una serie di ingiustizie epistemiche sinora trascurate?

1 Dicembre 2023 alle 15:00

Les abords de Notre-Dame de Paris. Sémiotique aspectuelle de l’espace et du temps

Denis Bertrand

Denis Bertrand

Docente di Semiotica

Università di Parigi 8 – Saint Denis

Denis Bertrand, fra i principali semiologi francesi, insegna Letteratura francese e Semiotica generale all’Università di Paris 8 – Vincennes-Saint-Denis e al Nouveau Collège d’Études Politiques. È stato presidente dell’Associazione Francese di Semiotica e co-direttore del Seminario di Semiotica di Parigi. La sua ricerca si concentra sui rapporti tra semiotica e retorica negli ambiti della letteratura, della società e della politica. Interviene spesso nel dibattito mediatico (Public Sénat, France 5). Tra i suoi libri: La parole aux animaux (2018), Sens et médiation (2016), La négation, le négatif, la négativité (2014), Croyance, crédit, créance (2012), La transversalité du sens (2007), Parler pour gagner (2007), Régimes sémiotiques de la temporalité (2006). In Italia ha pubblicato, per Meltemi, Basi di semiotica letteraria (2002).

Après l’incendie de Notre-Dame (2019) et en vue d’accompagner la restauration de l’édifice, la Ville de Paris a sollicité architectes et urbanistes au chevet de la cathédrale pour en réaménager les abords et en repenser l’accueil (12 millions de visiteurs par an, avant l’incendie). Un concours a été lancé. Une étude sémiotique préalable a accompagné cette démarche et a nourri la présentation du dossier aux équipes candidates. 

Cette étude prend appui sur l’héritage architectural de l’île de la Cité à travers ses transformations (du Moyen Âge aux grands travaux d’Haussmann). Elle appréhende l’environnement spatial et temporel à partir du concept de « perspective » qu’elle développe sur un triple niveau : perspective sensible (perceptive et passionnelle), perspective narrative et perspective cognitive. L’aspectualité en est le fil conducteur : transformations de la perspective visuelle à travers l’histoire du parvis (de verticale et ascensionnelle à horizontale et panoramique), déclinaisons de l’origine qui thématisent un espace inchoatif (origines symbolique, spatiale, historique et politique), statut figuratif et narratif des éléments fondateurs (la terre, l’air, l’eau et le feu), inachèvement essentiel d’un monument toujours recommencé (« édifice de la transition » disait Victor Hugo), narrativisation du terminatif avec le concentration, sur l’île de la Cité, des diverses institutions de la sanction (porte du Jugement dernier au centre de la cathédrale, diagnostic à l’Hôtel-Dieu, verdict au Palais de justice, exécution des jugements par la Préfecture de Police...). Ces logiques aspectuelles de l’espace urbain définissent ainsi l’identité l’île de la Cité et des abords de Notre-Dame ; elles peuvent inspirer le parcours culturel qui sera proposé aux futurs visiteurs. D’un point de vue théorique, cette étude concrète invite aussi à réévaluer les enjeux de l’aspectualité en sémiotique, « boîte noire » du sens.

11 Dicembre 2023 alle 15:00

(Ab)usi della storia in Ucraina. Guerra e patrimonio culturale 

Julie Deschepper

Julie Deschepper

Docente di Heritage and Museum Studies

Università di Utrecht

Julie Deschepper è Assistant Professor in Heritage and Museum Studies presso la sezione di Storia culturale dell'Università di Utrecht. Formatasi come storica della Russia e nell'ampio campo degli studi sul patrimonio culturale, nonché come curatrice museale, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'Istituto nazionale di lingue e civiltà orientali (Inalco) di Parigi (2019). La sua ricerca si concentra sulla cultura materiale e sui discorsi, le pratiche e le esperienze del patrimonio, soprattutto nei paesi (post-)sovietici. Il suo primo libro, sotto contratto con le Edizioni CNRS, si intitola Les temps du patrimoine soviétique. Une histoire matérielle de la Russie. Sta preparando la pubblicazione del volume collettivo (con Antony Kalashnikov e Federica Rossi), Time and Material Culture. Rethinking Soviet Temporalities (Routledge, 2024). Attualmente lavora, sia come studiosa del patrimonio che come professionista, sugli usi del patrimonio durante la guerra in Ucraina. Julie è anche co-coordinatrice della rete francofona dell'Associazione di studi critici sul patrimonio culturale (ACHS).

 

Contact

Email: j.c.deschepper@uu.nl

Questo intervento si focalizza sulla weoponization del passato nella propaganda putiniana ed esplorerà l'aspetto materiale degli (ab)usi della storia e le loro traduzioni in terra ucraina. Se il patrimonio culturale è sempre uno strumento, in tempo di guerra diventa un'arma. Dal 2014, infatti, il patrimonio gioca un ruolo centrale nella guerra della Russia in Ucraina. La Russia sta corrompendo, minacciando, attaccando e distruggendo il patrimonio ucraino, usandolo consapevolmente come arma offensiva. Infine, questa presentazione dimostra che le strategie messe in atto dalla Russia hanno significati e scopi multistrato e devono essere comprese in un contesto globale e trans-storico. Gli attacchi al patrimonio ucraino non fanno solo parte di strategie chiaramente identificabili e specifiche di questo conflitto. Essi riflettono anche l'approccio russo al patrimonio, largamente influenzato da esperienze di lungo periodo di imperialismo e colonialismo.