Alice Giannitrapani
Docente di semiotica e Direttrice della Scuola estiva di Metodologia Semiotica "Paolo Fabbri"
Università degli Studi di Palermo
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Email: alice.giannitrapani@unipa.it
Carlo Campailla
Dottorando in Semiotica
Università degli Studi di Palermo
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Email: carlo.campailla@unipa.it
Abstract
Le trasformazioni dello spazio nel tempo saranno oggetto di questa riflessione, che intende concentrarsi sull’ambito museale. Seguendo un più generale trend che coinvolge gli spazi del consumo, i musei vengono spesso localizzati in luoghi adibiti in precedenza ad altre funzioni: ex-fabbriche, magazzini, centrali elettriche, ma anche dimore nobiliari private, chiese etc. (Hammad 2007, Pezzini 2011). Contenitori risemantizzati che tengono traccia a vario titolo del proprio passato facendolo giocare con i nuovi usi dello spazio e con il contenuto che si trovano a esporre.
Il processo di decontestualizzazione e risemantizzazione proprio dell’oggetto museale – ciò che secondo Pomian (1987, 1999) lo caratterizza come semioforo –, sembrerebbe investire in tal modo anche lo stesso spazio espositivo, complessificando il rapporto tra contenitore e contenuto. In questo dialogo, ciò che viene messo in scena è quindi la relazione – di continuità, quando non apertamente di conflitto – che lega passato, presente e futuro, in altre parole lo spazio di esperienza e l’orizzonte di aspettativa di una comunità (Koselleck 1980). Attraverso la tensione che lega queste dimensioni temporali, il museo si fa dunque portatore di un più ampio discorso sul rapporto che una società intrattiene col tempo storico, ovvero di uno specifico regime di storicità (Hartog 2006). Discorso che, inevitabilmente, risulta in specifiche modalità di trasmissione del patrimonio culturale.
Obiettivo di questo intervento è riflettere, attraverso una serie di esempi, su questo genere di dinamiche, chiedendosi quali possano essere le strategie attraverso le quali il passato è messo in mostra nel presente, come il museo erediti la storia di ciò che è avvenuto nel luogo che ospita la sua collezione, fino a che punto le eredità vengano esibite, o siano piuttosto celate, tenute sotto traccia. E quanto anche il passato sia ritenuto un tratto identitario dello spazio espositivo, dunque anche raccontato, o piuttosto sia considerato una tappa di un normale e inevitabile processo trasformativo, privo di effetti nella conformazione in cui il museo si offre al visitatore.