Il “passato giovanile” musicale. Processi di accettazione e rifiuto dell’eredità

Lucio Spaziante

Lucio Spaziante

Docente di Semiotica

Università degli Studi di Bologna

Lucio Spaziante è professore associato di Filosofia e Teoria dei linguaggi, presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna dove insegna Semiotica dei media e Teorie e modelli della Semiotica, e dove svolge attività di ricerca nel campo dei media, del linguaggio audiovisivo, della musica, delle culture giovanili. Ha ottenuto un Dottorato in Semiotica con la supervisione di Umberto Eco e Paolo Fabbri, e successivamente ha insegnato e svolto attività di ricerca in varie università italiane (Ferrara, Modena e Reggio Emilia, IULM) e all’estero (UCL Belgio, Francia, Gran Bretagna, UCSD Stati Uniti, Waseda Giappone). È stato Segretario e poi Vice Presidente dell'AISS (Associazione italiana per gli studi semiotici).

Tra i volumi pubblicati si segnalano Remix-Remake. Pratiche di replicabilità (2006, con Nicola Dusi), Sociosemiotica del pop. Identità, testi e pratiche musicali (2007) e Icone pop. Identità e apparenze tra semiotica e musica (2013).

Le ultime pubblicazioni su riviste di settore sono: La versione infinita: riedizione come risemantizzazione, «Versus», (2022); Lo studio delle sottoculture musicali: sguardi disciplinari, trasformazioni sociali, mutamenti estetici, (con Paolo Magaudda), «Studi Culturali», 2022; La relazione tra suono e immagine nel videoclip, «estetica. studi e ricerche», 2022.

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Email: lucio.spaziante@unibo.it

Abstract

In vari momenti della storia della musica pop e della musica rock, l’eredità del passato, o di altre culture, ha costituito una posta in gioco da valorizzare in termini più o meno conflittuali. Il rock’n’roll è una “musica giovanile” che negli anni Cinquanta si oppone alle musiche pre-esistenti, sia perché appartenenti agli adulti, sia perché estranee al nuovo repertorio derivante dalla black music. Vent’anni dopo il punk andrà contro i cosiddetti “dinosauri” del progressive rock, negando ogni legame con quell’eredità musicale, e compiendo i primi atti di patricidio e matricidio interni alla stessa cultura pop.  Poco dopo, la new wave presenterà una diversa lettura del passato rock (anche attraverso il funk) che risulterà al contempo critica ma citazionista, e a tratti revivalista (dalla neo-psichedelia alla New British Invasion).

In un diverso ambito, la nascente cultura hip-hop mette in atto un’operazione di (ri)costruzione della tradizione afro-americana, assemblando frammenti del passato funky-soul (James Brown, e oltre), sia nel Contenuto (orgoglio nero) sia nell’Espressione (campionamenti musicali). Un’attitudine che condurrà, più in generale, al diffondersi delle pratiche di remix, e di tributo rispetto a tradizioni musicali precedenti.

Dal nostro sguardo contemporaneo, la musica pop presenta nel suo complesso un processo di invecchiamento e di stratificazione temporale con cui dover fare i conti. Sia i protagonisti, sia i testi e i documenti, sono oramai parte di un patrimonio culturale consacrato e riconosciuto nella cultura mainstream. Su queste tracce di rivalutazione del passato, e di definizione della classicità pop, si pongono le riedizioni di album (dai Beatles ai Pink Floyd), contenenti inediti, versioni demo, ma anche versioni remix che vanno a ridefinire l’integrità testuale originaria.

In conclusione, nella musica pop è in atto una trasformazione da musica giovanile a post-giovanile che consente di rileggere il fenomeno in chiave di eredità e di confronto con il passato, anche grazie alle possibilità archivistiche e di accesso delle piattaforme digitali, che generano negli attuali adolescenti una diversa relazione con il “passato giovanile”.

Video integrale dell’incontro