Abstract dell’intervento di Isabella Pezzini di Venerdì 11 Luglio 2025
Castigat ridendo mores: la satira è un genere molto antico e ben codificato, soprattutto dai Romani, e, praticata da autori illustri così come da istanze anonime e popolari, persiste in varie forme e sottogeneri (ad personam, sui costumi, politica) sino a noi. Possiamo considerarla una forma di comunicazione politica? e, in caso affermativo, quale è la sua efficacia? si parla di “armi della satira”, si dice “ne uccide più la penna della spada”, ma si parla anche di “armi spuntate della satira”: può essere qualunquista e quindi consolatoria, e pericolosamente distruttiva di ogni valore. Ma può essere anche il trampolino di lancio di comici o intrattenitori professionisti che diventano leader politici, come nei casi clamorosi di Grillo in Italia o Zelensky in Ucraina. Un altro celebre detto, purtroppo avveratosi con la strage della redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo, di cui ricorre il decennale, recita “scherza coi fanti ma lascia stare i santi”. Ma il punto è proprio questo: il rapporto della satira con il potere e la necessaria sacralità di quest’ultimo.
Ci chiederemo quali sono le caratteristiche del testo satirico più rilevanti, considerato che si tratta sempre di un testo al secondo grado, fortemente legato alla caricatura, al pastiche, alla parodia. Attraverso un piccolo corpus di casi tratti dalla contemporaneità (giornalistici, televisivi, filmici, social), metteremo a fuoco i possibili strumenti di analisi.