Oggi in televisione è tutta un’invasione di prodotti seriali: tv generaliste, canali tematici e piattaforme non lineari non fanno che propinarci stagioni su stagioni per tutti i palati, episodi su episodi pronti a essere assaporati giorno dopo giorno o fruiti di un fiato. Seguendo una modalità di racconto che non è certo nuova: basti ricordare, tra gli antecedenti, testi folklorici, feuilleton e fotoromanzi – solo per citarne alcuni. Tutti prodotti accomunati da un comune destino: quello di comparire sul mercato come forme di cultura popolare e di serie B, per poi acquisire una loro identità e dignità – letteraria, teatrale, mediatica in generale. La storia delle serie tv è emblematica: da prodotti acquistati oltreoceano a costi relativamente bassi per riempire i palinsesti anche nelle fasce orarie meno redditizie in termini di introiti pubblicitari, a opere simil-cinematografiche con critici pronti a osannarle (o stroncarle), fan accaniti pronti a divorarle, attori e registi di un certo calibro pronti a diventarne protagonisti. Testi destinati a trasformarsi e tradursi in altri prodotti seriali simili (prequel, sequel etc.) e non (film, fumetti, romanzi etc.).
Indagare la serialità in senso ampio significa allora considerare la serie in quanto successione, insieme costituito da parti più piccole, complesso di testi in qualche modo collegati tra loro che procede, a spezzoni, per accumulo progressivo. Perché la serialità è in fin dei conti un modo di dar forma ai contenuti, a prescindere non solo dall’argomento trattato ma anche dalla sostanza espressiva utilizzata (carta stampata, cinema, audiovisivo etc.). A questo modo di intendere la serialità sono dedicate le due giornate di studi palermitane che avranno luogo il 29 e 30 gennaio presso il Museo delle Marionette.