Dal cuntu all’opra. Forme antesignane della narrativa seriale

Sergio Bonanzinga e Rosario Perricone

Università di Palermo

Come tante altre forme di spettacolo popolare, dalle culture antiche alle società tradizionali contemporanee, anche in Sicilia si sono affermate pratiche narrattive a carattere ciclico, basate sulle chansons de geste del ciclo carolingio, filtrate attraverso i poemi e i romanzi italiani di epoca rinascimentale e successivamente ispirate da vulgate ottocentesche come la fortunata Storia dei paladini di Francia di Giusto Lodico (1858-59). È questo il caso del cuntu, ovvero il “racconto” delle vicende dei Paladini di Carlo Magno eseguito in spazi aperti (piazze, ville, mercati) da un narratore specializzato (cuntastorii,cuntista) col solo ausilio di una verga impugnata a mo’ di spada. Non sappiamo quando sia nata questa particolare pratica narrativa, che ha avuto i suoi ultimi intrepreti legati ai contesti “tradizionali” negli anni Ottanta del secolo scorso. Sappiamo invece quando la medesima tematica diviene materia privilegiata del teatro siciliano di marionette armate: la cosiddetta opera dei pupi o, più sinteticamente, l’opra. Nei primi decenni dell’Ottocento a Catatnia e a Palermo si formano le prime compagnie e tuttora esistono pupari attivi in svariati luoghi dell’Isola. 

Cuntu e opra non erano tuttavia accomunati soltanto dalla materia trattata. Queste due forme di intrattenimento popolare condividevano difatti, come si è detto, anche l’articolazione ciclica della vicenda rappresentata. L’illustrazione e l’analisi di questo particolare aspetto delle due forme di spettacolo costituisce l’oggetto della nostra relazione, basata anche sulle testimonianze dirette dei protagonisti fissate nel tempo attraverso audioregistrazioni e filmati.