Tatsuma Padoan
Docente di Semiotica
Università di Cork
Abstract
Oramai da diversi anni, l’interesse per la categoria dello heritage, in concomitanza con slittamenti storico-politici ed economici a livello globale, ha contribuito a orientare il dibattito internazionale e le politiche locali verso ciò che è stato definito un vero e proprio memory boom (Berliner 2005). Al centro di tale proliferazione di discorsi sulla memoria collettiva, troviamo una crescente preoccupazione per il “passato”, visto come eredità intrisa di valore da preservare e commemorare, persino quando ha a che fare con capitoli particolarmente umilianti e dolorosi della storia di un gruppo, o di una nazione. È precisamente qui che si articola il nesso tra spazio, identità e costruzione di valori, in cui la valorizzazione del territorio di una collettività socio-culturale non può prescindere dalla costruzione della sua identità, attraverso strategie semiotiche e antropologiche che giocano sul ricordo e la dimenticanza (Augé 1998). In questo intervento, tenterò di tracciare il diagramma o percorso che porta dallo spazio alla costruzione dei valori, percorrendo il passaggio strettissimo e impervio che si apre tra memoria e oblio, passaggio che prende, come scopriremo, la forma di una piega. Vedremo come tale diagramma o percorso sia già stato tracciato da un gruppo di pellegrini asceti del Giappone centrale, nella regione montuosa di Katsuragi, dove dopo un periodo di oblio forzato sino al dopoguerra, si sta cercando di riportare in vita un antico pellegrinaggio, che lungo 120km collega “ventotto logge” (nijūhasshuku) dedicate al Sutra del Loto. Si analizzerà come la costruzione di valori proceda, per questi pellegrini, attraverso atti di enunciazione rituale che mettono in presupposizione reciproca una macchina semiotica (spazio e linguaggio sacri) con una macchina sociale (concatenamenti di attori umani e non-umani), creando pieghe di soggettività all’interno del territorio stesso, in corrispondenza delle ventotto stazioni. Cercheremo di dimostrare, infine, non solo il ruolo delle strategie di memoria nel creare tali pieghe, ma anche l’importanza generale delle nozioni deleuziane di diagramma e piega per comprendere le relazioni semiotiche tra cultura e territorio.