Il trovatore scelge un preciso ruolo nell’ambito della vita di castello: «il poeta deve cantare perché è il suo ufficio, perché il canto attendono da lui, per loro piacere, i suoi padroni». È il poeta di corte, o certo impropriamente, l’intellettuale della società feudale. Intellettuale, si può aggiungere, che non fa azione di stimolo, in quanto è semplicemente asservito al potere: i trovatori – ha notato Le Goff – sono «costretti a cantare le lodi e i valori essenziali dei loro “datori di lavoro”, strettamente dipendenti dai salari e dai favori di questi… . Ma, spesso, esulcerati dalla loro posizione di artisti condizionati dai capricci di un guerriero, intellettuali animati da ideali opposti a quelli della casta feudale, sono pronti a costituirsi, accusatori dei padroni».
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Volume | n.4 |