Dalla metà degli anni Sessanta si registra una svolta comune a vari filoni di ricerche semiotiche e linguistiche, sia d’impostazione strutturale classica, sia di tendenza componenziale, sia di filiazione generativistica: comincia a porsi sempre con maggiore urgenza il problema di un ripensamento generale sul modo di affrontare l’analisi del contenuto. Esplode l’interesse per la costruzione di metodi che riescano a rendere conto non solo dei «segni» isolatamente considerati ma soprattuto dei grandi aggregati sintagmatici nei quali si manifesta di solito il senso, nella vita sociale. Mettere in piedi una semiotica del discorso, che superi le insufficienze della vecchia retorica, costruire la «langue» che guida attività come la produzione di poesie, racconti, films, testi politici, testi filosofici, ricercare le regole di emergenza del senso in tutto il dominio dello «al di là della frase»: questa è la portata del progetto.
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Volume | n.7 |