Come si legge un’immagine algoritmica

Gli ultimi quindici anni circa hanno visto una rapida espansione di immagini algoritmiche, caratterizzate dal fatto di essere prodotte con l’aiuto parziale o esclusivo di procedimenti di calcolo automatizzati che possono anche agire in tempo reale rispetto all’atto di visione. Gli esempi sono molto numerosi: dalle immagini utilizzate in astronomia, archeologia, nella sorveglianza piuttosto che nella diagnostica medica, alle immagini generate da intelligenze artificiali o utilizzate in dispositivi di realtà aumentata o virtuale. 

Questo nuovo tipo di immagini pongono numerosi problemi all’analisi semiotica: si possono reperire caratteristiche eidetiche, formali e cromatiche (anche in senso dinamico) che le caratterizzano? in quali casi possono essere considerate “metaimmagini” (immagini che ricomprendono altre immagini)? Si possono individuare forme narrative tipiche o almeno ricorrenti al loro interno? La domanda chiave delle immagini algoritmiche è tuttavia un’altra: in che modo la semiotica può affrontare la questione della loro produzione e in particolare quella della automazione algoritmica? 

La lezione metodologica, dopo aver proposto differenti chiavi di lettura semiotica anche partendo da alcuni casi concreti, si concentra sull’applicazione alle immagini algoritmiche di una semiotica delle pratiche enunciazionali che analizzando i dispositivi di produzione studi le forme di agencement tra programmi enunciativi agiti da soggetti umani e programmi agiti da soggetti algoritmici.