La trasmissione delle esperienze sensibili collettive. il caso del Terrore nella rivoluzione francese

Juan Alonso-Aldama

Juan Alonso-Aldama

Docente di Semiotica

Università di Parigi – Descartes

Juan ALONSO ALDAMA è professore di semiotica presso l'Università Paris Cité, dove dirige il Master in Semiotica e Comunicazione, e presso Sciencespo-Paris. È direttore della rivista Actes Sémiotiques e co-direttore del Séminaire International de Sémiotique di Parigi. Il suo lavoro esplora principalmente i discorsi sociali e politici. Ha lavorato sul discorso del terrorismo, sul conflitto e sulla comunicazione politica. Ha pubblicato diversi libri e coeditato diversi volumi e numeri di riviste collettive (Le discours du terrorisme, Transversalité du sens, Répétition et habitude dans les pratiques quotidiennes, La violence, Forme semiotiche de l’expressione politica, Engagement et implication La tension politique, ...).
Abstract

I modi e le forme semiotiche della trasmissione di emozioni e passioni legate a eventi socio-politici sono decisivi per la storia futura dei popoli e delle nazioni. Che si tratti di potenzializzazione o di attualizzazione degli affetti legati a un evento che viene riattivato con orgoglio (la battaglia di Stalingrado nella Russia di oggi), con vergogna (la Germania e il suo passato nazista), con dolore e amarezza (il passato coloniale per le culture e i Paesi sottomessi), con rimpianto per un’occasione storica mancata (l’instaurazione di una repubblica in Spagna a causa della sconfitta della guerra civile)…, la trasmissione di questo patrimonio solleva la questione delle “modalità” semiotiche del suo passaggio attraverso le generazioni. Qual è la forma semiotica trasmessa? Racconti, figure, valori semantici o assiomatici, sequenze pragmatiche…? Inoltre, si trasmettono forme semiotiche complete o, come talvolta accade, semplici materie dell’espressione che si associano di volta in volta a forme di contenuto diverse? 

La trasmissione riguarda anche la nozione semiotica di “valore”: cosa è degno o “vale la pena di essere trasmesso” e come avviene la selezione di ciò che “merita” di essere dato in eredità? Prima di essere trasmessi, un evento e gli effetti patemici ad esso attribuiti sono valutati in base all’opportunità della loro trasmissione e alle loro “valenze trasmissive” (d’intensità e d’estensione): non è raro nella storia trovare eventi o azioni che siano valutati proprio per la loro trasmissibilità, per la loro qualità o possibilità di durare e di fungere da “testimonianze”. Accade persino che oggetti ed eventi abbiano senso solo nella e grazie alla loro trasmissione: che senso ha produrre qualcosa, costruire un patrimonio, far crescere una grande azienda, trasformare un sistema politico, se non si pensa che durerà, se si crede che sia fatto solo per essere consumato al momento? Nel pensiero dei rivoluzionari del 1789 c’era già questa consapevolezza di un momento storico che avrebbero lasciato in eredità alle generazioni future, con il suo relativo complesso patemico. L’atto rivoluzionario e le passioni che lo avevano permesso e che lui aveva suscitato erano già concepiti come un oggetto da lasciare in eredità, con gli elementi semantici, sintattici e forse pratici e strategici che ne avrebbero garantito la trasmissione (dello stesso modo che quando qualcuno trasmette un’eredità si assicura che possa essere conservata dagli eredi). Concentreremo il nostro studio delle varie questioni sopra menzionate su un caso particolare di “trasmissione passionale” della storia, quello dell’eredità e della perpetuazione della memoria del periodo del Terrore durante la Rivoluzione francese.