Come si legge un’immagine fotografica

Chiariamolo subito: analizzare semioticamente una fotografia non serve a indicare cosa essa significhi, né quale sia il suo “vero” significato. Niente svelamenti quindi, né epifanie, essenze e altre metafisiche apparizioni. Ma c’è di peggio: la semiotica non serve nemmeno a stabilire il valore di un’istantanea, e dunque se sia o meno da considerare arte. Niente classifiche dunque, né rivalse e celebrazioni. No, applicare il metodo semiotico alla fotografia serve semplicemente a ricostruire i meccanismi che governano il modo in cui questo particolare tipo di immagine produce significazione. Non cosa significa dunque ma come significa. Così, se accade che la consapevolezza di tali meccanismi sia di aiuto per individuare le ragioni che hanno portato a considerare alcuni scatti di Cartier-Bresson più interessanti di quelli di molti fotografi della domenica, questo non è che un effetto secondario: quella consapevolezza in più che deriva dall’avere messo il senso in condizione di significare. Ciò che in una scuola interamente dedicata alle immagini dovremo fare, allora, è chiarire quali siano le peculiarità di quelle fotografiche. Non soltanto se vi siano dei dispositivi semiotici che caratterizzano, poniamo, un dipinto e una fotografia, ma anche quali modelli sia opportuno utilizzare per analizzare l’uno e l’altra, restituendo a ciascuna una specificità che non è ontologica ma testuale.